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 Piazza Duomo
Piazza Duomo - Foto coll. Nolasco

   La piazza più antica della città - oltre che la più bella - è probabilmente quella in cui si trovano la Cattedrale, il Seminario, la loggia del palazzo Balsamo, l'Istituto S. Vincenzo e il Museo Archeologico Provinciale con il portico dei Cavalieri Gerosolimitani. La piazza, che nel 700 era chiamata "atrio dell'Arcivescovado", era al centro dell'abitato messapico e romano: tra il Duomo e le colonne romane si trovava il grandioso tempio di Apollo e Diana, le cui pietre furono utilizzate per la costruzione della Cattedrale.

In realtà la prima Cattedrale di Brindisi è stata la basilica di San Leucio, nel rione Cappuccini, costruita verso la fine del IX secolo, e riconsacrata dal Pontefice Urbano II nel 1089 dopo le profanazioni subite dai Saraceni. Nell'occasione il Papa consacrò - nell'attuale sito di piazza Duomo - il perimetro della nuova Cattedrale, che fu edificata tra il 1132 e il 1140 dal vescovo Bailardo, di origine francese, con l'aiuto di Ruggero II, re normanno di Sicilia, Calabria e Puglia. Già pericolante nel 1742, il Duomo crollò per il terribile terremoto del 20 febbraio 1743: di esso, nella ricostruzione affidata da Mons. Andrea Maddalena all'arch. Mauro Manieri, sono rimasti la planimetria basilicale, l'abside della navata di sinistra, una bella bifora della canonica (attuale curia), quattro bellissimi capitelli, frammenti del mosaico pavimentale fatto realizzare nel 1180 dall'arcivescovo Guglielmo II, con ogni probabilità dallo stesso autore del mosaico della Cattedrale di Otranto, il sacerdote Pantaleone, e il bellissimo coro barocco in legno di noce costruito tra il 1580 e il 1594. Sulla facciata del Duomo, più volte modificata, furono collocate nel 1957 le statue dei santi Leucio, Teodoro, Lorenzo, Pio X, Francesco, Chiara, Pietro e Paolo, opere dello scultore Alessandro Fiordegiglio. Il campanile fu eretto, su progetto dell'ing. Giuseppe Fasano, dal 10 ottobre 1780 all'aprile 1793; parzialmente distrutto da un bombardamento aereo il 7 novembre 1941, fu restaurato nel rispetto dell'originale nel 1957.

L'attuale Seminario, il secondo della nostra città dopo quello istituito da Mons. Giovanni Falces nel 1608, è il più notevole monumento barocco brindisino, e fu voluto dallo spagnolo arcivescovo Mons. Paolo Villana Perlas, che ne affidò la progettazione all'arch. Manieri. La prima pietra fu posta il 26 maggio 1720: per la costruzione furono utilizzate le pietre della prima Cattedrale, quella di S. Leucio, ormai in rovina. Il terremoto del 1743 danneggiò la facciata del Seminario quando ancora non aveva iniziato l'attività, ma l'arcivescovo Antonino Sersale, cui si deve anche l'ultimazione e la riapertura della nuova Cattedrale (2 luglio 1747), lo fece rapidamente restaurare e lo aprì solennemente, con 40 convittori, il 21 novembre 1744. Sul loggiato del secondo piano vi sono otto grandi statue che rappresentano la Matematica, l'Oratoria, l'Etica, la Teologia, la Filosofia, la Giurisprudenza, la Poetica e l'Armonia, opere dello stesso Manieri, che era anche un bravo scultore (sue a Lecce la statua di S. Irene sulla facciata della chiesa omonima, e il rifacimento nel 1737 della statua di S. Oronzo che è sulla colonna). A pianoterra ha sede la Biblioteca Arcivescovile intitolata a Mons. Annibale De Leo (1739-1814), da lui dotata e aperta al pubblico nel 1798. Dal palazzo dell'episcopio, la cui canonica risale al sec. XII, uscì nel 1627 il primo libro stampato a Brindisi (un volume di preghiere di Mons. Falces).

Loggia Balsamo
Loggia Balsamo - Foto coll. Pennetta

 La loggia Balsamo, datata XIV secolo, doveva far parte di un grande edificio - che occupava probabilmente l'intero isolato - in cui era allogata la zecca angioina, quando la casa dell'ammiraglio Margarito, sul sito in cui sono ora la chiesa di S. Paolo, la Provincia e la Prefettura, si rivelò insufficiente. Il vicino palazzo, che fu acquistato nel 1887 dalle Figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli, è la casa natale del giureconsulto Carlo De Marco, che fu Ministro di Grazia e Giustizia di Carlo III e Ferdinando IV di Borbone. Il Museo Archeologico Provinciale fu costruito tra il 1954 e il 1956 nel luogo in cui era l'antico ospedale civile dei poveri (a beneficio dei quali il proprietario dei locali lo aveva espressamente destinato), distrutto dallo stesso bombardamento aereo che danneggiò il Campanile del Duomo.

 

Piazza Vittoria

Piazza Vittoria
Piazza della Vittoria - Foto coll. Nolasco

   Una successione di piazze attraversa in maniera quasi ininterrotta la parte più antica della città: Anime, del Popolo, Vittoria, del Mercato, Sedile, Matteotti, Duomo, S. Teodoro, S. Teresa, Dante, larghi S. Paolo e S. Benedetto. Al di fuori di questa sequenza è Piazza Cairoli, che ha "soltanto" un secolo di storia.

In piazza Anime è la chiesa dedicata a S. Sebastiano, costruita nel 1670 con le oblazioni dei fedeli, come si rileva dall'iscrizione posta sulla porta maggiore: D. O. M. Anno Dom. 1670. Divo Sebastiano sacellum piis extrunctum elemosinis. Restaurata nel 1872 e pavimentata in marmo nel 1896, ha di notevole la statua dell'Addolorata, opera veneziana donata da Leonardo Montenegro, sindaco di Brindisi negli anni 1680-89-98 e 1704. Fino alla costruzione della piazza del mercato coperto (1907), era nota anche come piazza della verdura, e come tale era la prosecuzione della piazza dei commestibili, ora Vittoria. La contigua piazza del Popolo ha ospitato, prima dell'attuale statua in bronzo che raffigura Caio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (63 a. C.-14 d. C.), e che è una copia della scultura rinvenuta nel 1931 a Prima Porta in Roma, un busto di Garibaldi.

Piazza Mercato oggi piazza Vittoria
 Piazza Mercato in una foto d'epoca, oggi Piazza della Vittoria

 Piazza Vittoria ha avuto nella sua lunga storia numerosi nomi: di basso, rustica, inferiore, della plebe, dei commestibili, ma era pure nota come piazza della fontana (de Torres). I nomi servivano a distinguerla dalla vicina piazza urbana, o superiore, o dei nobili, poi Sedile; chiamata anche, nel 1723, "prima piazza". Prima che fossero demolite le costruzioni che la dividevano da piazza Sedile, era quadrata, e occupava meno della metà dell'attuale area. Era sede del mercato all'aperto finché non fu costruito nei pressi, nel 1907, quello coperto. Nei lavori di sterro per la costruzione della piazza del mercato coperto, dove oltre duemila anni fa era il foro brindisino, chiamato foro Giuliano (attuale largo Jacopo Pipino), furono rinvenuti splendidi reperti in marmo d'epoca romana: colonne, capitelli, pezzi di trabeazione, statue onorarie ed epigrafi, tra le quali molto bella e interessante, perché rappresenta una delle più antiche deliberazioni municipali brindisine, è quella che autorizza il "sindaco" dell'epoca (anno 144 dopo Cristo), Lucio Clodio Pollione, ad erigere nel foro una statua onoraria alla figlia Antianilla, morta prematuramente:


A Clodia Antianilla, figlia di Lucio, promessa a M. Cocceio Gemino Comandante di Cavalleria

 

Essendo consoli L. Lolliano Avito e T. Statilio Massimo, il giorno decimo delle calende di Aprile, nella sala d'attesa delle terme di Pollione, avendo discusso dei provvedimenti da prendere per assicurare a Clodia Antianilla i più opportuni onori funebri, i Decurioni così stabilirono. Poiché Clodia Antianilla - fulgidissima fanciulla - i cui progressi, di gran lunga superiori alla sua età, facevano sperare che sarebbe divenuta un ornamento della nostra città, è stata colta da morte prematura e strappata ai suoi genitori, Clodio Pollione, nostro sindaco, illustre cavaliere romano e benemerito della repubblica, e Seia Quintilia, madre distintissima, al cui dolore il nostro Municipio si associa, i Decurioni, sia per consolazione dei genitori, sia perché resti memoria della onorata fanciulla, deliberarono che le fosse eretta una statua nel luogo più frequentato.

Lucio Clodio Pollione, figlio di Lucio, e padre dell'ottima fanciulla, pagò le spese per l'onore ricevuto.

L'iscrizione latina, molto ben conservata, e la bellissima statua attribuita alla fanciulla (priva della testa e del braccio sinistro), sono esposte nel Museo Provinciale.

Piazza Sedile e piazza Matteotti rientrano entrambe in uno dei due significati della parola latina platea (da cui piazza deriva): quello di "strada ampia". Nella prima erano due importanti edifici: il Sedile e la Torre dell'Orologio.

 

 

Il Sedile

  Il Sedile, o Seggio dei Decurioni o del Pubblico Reggimento, era l'antico palazzo di Città, in cui decurioni e sindaco si riunivano per discutere gli affari dell'università (intesa come comunità, Comune); era chiamato anche "Curia dei nobili" perché solo questi avevano il diritto di governare. Era costituito da una loggia aperta (poi chiusa, nel 1717, da grosse cancellate di ferro) antistante a porticati, e da poche stanze. In alto aveva dipinta una meridiana. In una piccola città com'era Brindisi allora, le riunioni venivano annunciate dal suono della campana o dalla voce del banditore. La denominazione di "sedile" o "seggio" non era esclusiva della sede del Comune, perché era riferita pure ad altri edifici pubblici (la dogana, ad esempio). Benedetto Croce così definì i seggi napoletani: "portici quadrilateri con cancelli di ferro e a uno dei lati una sala chiusa per le riunioni, discussioni, deliberazioni". Mentre il Sedile di Brindisi divenne nel 1897 sede della Pretura e fu poi demolito, quello di Lecce, edificato nel 1592 dal sindaco Pier Mocenigo, oriundo veneziano, è tuttora esistente e in buone condizioni in piazza S. Oronzo. Il nostro palazzo di Città fu trasferito nel 1890 nell'ex Convento dei Domenicani della Maddalena, sito in piazza Municipio, ora Matteotti, che nel 1816 era stato trasformato in elegante residenza da Pasquale Ercolini di Monteforte. L'attuale Municipio fu costruito tra il 1959 e il 1961 nello stesso luogo, ampliato con l'acquisto di vecchie abitazioni sulla via Consiglio.

 

 

La Torre dell'Orologio

Torre dell'orologio
 Torre dell'Orologio in piazza Sedile in un'immagine di fine '800

 Il campanile comunale, collegato al palazzo di città o nelle sue immediate vicinanze, nasce nel tardo Medioevo, con l'avvento della società borghese e come simbolo dell'orgoglio comunale. A Brindisi una torre dell'orologio esisteva già prima del 1600, di fronte al Sedile, ma dovette essere danneggiata seriamente dal terremoto del 20 febbraio 1743, perché fu ricostruita vent'anni dopo: i lavori durarono dal 2 settembre 1763 all'aprile 1764. Nella costruzione dalle linee barocche, il piccolo ingresso era sormontato dallo stemma cittadino; sulla facciata del primo piano fu posta nel 1889, dalla "famiglia massonica", quest'epigrafe su lastra di marmo "A GIUSEPPE MAZZINI LA RICONOSCENZA DELL'UMANITÀ E DELLA PATRIA/ LA FAMIGLIA BRINDISINA TESTIMONIAVA/ A X MARZO MDCCCLXXXIX; al secondo piano vi era il quadrante dell'orologio e al terzo e ultimo piano la cella campanaria. Con la distruzione del Sedile, venne meno la funzione della torre, che fu demolita nel febbraio 1956, sia per consentire la costruzione del palazzo della Previdenza Sociale, sia perché nel progetto del nuovo Municipio era stata prevista, inglobata nell'edificio, una nuova torre con orologio. In piazza Sedile avvenivano le esecuzioni capitali: l'ultima dovrebbe risalire al 27 luglio 1861, allorché furono fucilati undici sbandati dell'esercito borbonico, catturati nelle campagne di Cellino San Marco.

 

Dopo piazza Duomo, al termine di via Montenegro, è piazza S. Teodoro, fino a poco tempo fa chiamata Baccarini (era il nome di un Ministro dei Lavori Pubblici), e prima ancora "dei Consoli". Vi è il palazzo Montenegro, costruito nella seconda metà del sec. XVII da un ricchissimo commerciante montenegrino, Leonardo Bansciulik, uomo generosissimo che in occasione di una delle ricorrenti carestie mise a disposizione dei brindisini i suoi granai e il suo denaro. Divenuto cittadino onorario, ottenne di aggiungere al cognome di nascita quello di Montenegro, dal Paese di origine, e fu più volte eletto sindaco. La sua famiglia si estinse nel 1856 con Teodoro Montenegro; e anni dopo il palazzo, che ha ospitato tra gli altri Ferdinando IV di Borbone e Gioacchino Murat, divenne proprietà della "Peninsular & Oriental Steam Navigation Company", armatrice dei piroscafi della "Valigia delle Indie", prima di essere acquistato dalla Provincia che ne fece la residenza del Prefetto. Nel 1736 fu scoperta nel giardino un'epigrafe che risale all'epoca di Traiano: fu fatta murare nell'atrio da Girolamo Montenegro.

Piazza Santa Teresa
Piazza S.Teresa - Foto Coll. Nolasco

 In piazza S. Teresa sono la chiesa e il monastero di S. Teresa dei Carmelitani Scalzi, sorti nel 1671 a cura e spese del sacerdote Francesco Monetta, nel quartiere detto degli Spagnoli. Il convento fu ceduto, con l'obbligo di impartire istruzione gratuita al popolo, ai Padri Teresiani, che l'hanno abitato dal 1672 al 1862; in seguito è stato caserma, e di recente ristrutturato per divenire la sede dell'Archivio di Stato. Sulla piazza si affaccia il palazzo della Provincia e della Prefettura, che hanno altri ingressi sulla via De Leo e in piazza Dante, già della Sottoprefettura. In largo San Paolo è l'omonima chiesa sorta nel 1322 ad iniziativa di Carlo I d'Angiò che nel 1284 donò il comprensorio della zecca, già casa di Margarito, ai frati Minori di S. Francesco perché costruissero chiesa e monastero (sede dal 1813 della Sottintendenza, divenuta Sottoprefettura nel 1860). Nel largo S. Benedetto è la chiesa omonima, il cui ingresso ha un architrave figurato: il tempio esisteva già nel 1089 ed era dedicato a Santa Maria Veterana.

Piazza Cairoli
Piazza Cairoli - Foto coll. Nolasco

 Piazza Cairoli è sorta dopo il 1869, con la costruzione di Corso Umberto I, che collega il porto alla stazione ferroviaria, inaugurata nel 1865. Assunse un aspetto decoroso vent'anni dopo la costruzione del Teatro comunale "Verdi", per merito di una grande vasca circolare, modificata nel 1931, e trasformata nel 1937 nell'attuale fontana delle ancore. Il suo periodo migliore è stato la prima metà del secolo scorso, per la presenza di un grande caffè concerto e di locali di spettacolo (il Verdi dal 1901 al 1956, il Politeama Bellini dal 1903 al 1911, il cinema Eden - poi Impero - dal 1925 al 1966, oltre all'arena Italia).

 

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Responsabile dell’inclusione sociale e
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Dott.ssa Fernanda Prete
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