Dal volume "Viaggio in Terra di Brindisi" di Angela Marinazzo
Continua il viaggio nei Comuni della provincia
Casa fortificata (sec. XV) - Foto coll. Pennetta
Come San Pietro Vernotico, deve il suo sviluppo ai profughi di Valesio (distrutta nel 1157 da Guglielmo I d'Altavilla, che tre anni prima era divenuto re di Puglia e di Sicilia), i cui resti archeologici si trovano in agro di Torchiarolo.
La torre, il cui primo nucleo fu costruito nel XVI secolo a scopo difensivo dalle frequenti (a causa della vicinanza della costa) incursioni dei pirati e dei Turchi, è stata ampliata nei due secoli successivi per essere adattata a palazzo baronale: il territorio è stato infatti feudo della contea di Lecce. La casa fortificata di S. Domenico, della fine del sec. XVI, è l'unica costruzione di questo tipo rimasta nella provincia: bassa e dotata anch'essa di sistemi difensivi è al centro di una corte recintata da un alto e spesso muro, con l'unico ingresso ad arco sovrastato da una caditoia; in pratica un fortino, in grado evidentemente di respingere con successo gli attaccanti.
La chiesa matrice, del sec. XVIII e a tre navate, è dedicata a Maria SS. Assunta; lo stemma inserito nella facciata raffigura un turco in catene; all'interno è la statua della Madonna di Galliano (o Galeano), parola di origine longobarda che significa "della Selva o della Foresta". A Lei è intitolato il santuario ricostruito dov'era una chiesetta dell'VIII o IX secolo, in cui sono l'affresco medievale della Madonna e una parte dell'abside del tempio originario. Nelle campagne vi sono cappelle rurali, annesse o prossime alle masserie, oltre ad edicole votive, che denotano la spiccata religiosità degli abitanti.
Valesio, dai Torchiarolesi chiamata "Valisu" come la zona in cui si trovano i suoi resti, fu un importante centro prima messapico (le ceramiche più antiche rinvenute risalgono alla prima metà dell'VIII sec. a. C.) e poi romano. Dopo Egnazia è la più importante area archeologica della provincia. All'inizio dell'epoca imperiale romana la città venne chiamata Aletia dal geografo greco Strabone; gli scrittori latini la chiamavano Valetium o Balesium; nel IV secolo, nella famosa carta stradale "Tabula Peutingeriana", venne indicata come Balentium; nel 1100, poco prima della sua distruzione, Valentium. Antonio de Ferrariis, detto il Galateo dalla città d'origine (Galàtone), che nel 1511 abitava presso Trepuzzi, scrisse: "Sulla strada campestre che va da Brindisi a Lecce è situata Balesus, che è andata completamente distrutta". Era attraversata dalla via Traiana-Càlabra e da un torrente. Al tempo di Costantino I il Grande (280-337), Valesio divenne stazione viaria del servizio postale imperiale: situata com'è a metà distanza tra Brindisi e Lecce, fu sede di mutatio (posto di cambio di cavalli o di muli) e fornita di servizi tra i quali un complesso termale. Nell'ultimo tratto della via Traiana, solo Brindisi, Lecce e Otranto erano fornite di alberghi (mansiones), e la distanza tra Brindisi e Otranto era coperta in due giornate: i viaggiatori passavano una notte a Lecce (Lupiae), mentre le cavalcature venivano cambiate alla mutatio Valentia (Valesio) e alla mutatio Ad duodecimum, a metà strada tra Lecce e Otranto.