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Dal volume "Viaggio in Terra di Brindisi" di Angela Marinazzo
Continua il viaggio nei Comuni della provincia

 

Municipio
 Municipio - Foto coll. Pennetta

 La zona in cui sorge Fasano dovette apparire a una parte degli abitanti di Egnazia, antica e importante città prima messapica e poi romana, abitata già nell'età del bronzo, XV-XII sec. a. C., distrutta nell'anno 545 dai Goti del re Totila, il luogo ideale in cui stabilirsi per la presenza delle fosse, o fogge, anticamente chiamate pure piscine, pubbliche cisterne in cui si raccoglieva l'acqua piovana, che a loro volta attiravano un gran numero di colombacci, colombi selvatici ambite prede dei cacciatori per le carni pregiate.

Le fogge (dal latino "fovea"), antichissime e profonde, incavate nella pietra, erano scoperte come laghetti e molto vaste, perché non ancora colmate dal terreno trasportato dai torrenti, a seguito della distruzione dei boschi e del dissodamento delle colline. I colombacci erano anche chiamati, volgarmente, "fasi" (dal loro nome greco, poiché erano originari o particolarmente abbondanti nei pressi del fiume Fasi, nella Colchide, Asia Minore), da cui si ritiene che derivi il nome di Fasano, o propriamente Fasciano, ossia terra dei fasi.

Il nome di Fasano si trova per la prima volta in un documento che risale a poco dopo l'anno Mille; mentre lo stemma più antico della città è in un "privilegio" di Carlo V del 1536, e rappresenta un colombaccio in campo azzurro.

Sulla distruzione di Egnazia, importantissimo sito archeologico tra Fasano e Monopoli (città in cui riparò un'altra parte degli Egnatini), è stata formulata l'ipotesi che sia stata in realtà distrutta dai Saraceni tra il IX e il X secolo; ma è possibile che entrambe le ipotesi siano vere, poiché - mentre dell'esistenza del Vescovado di Egnazia si perde traccia dopo la conquista dei Goti - la presenza umana, sia pure in forma precaria, è stata riscontrata nella città distrutta o semidiroccata sino al XIV secolo. Quel che è certo è che la sua fine, con il totale abbandono, non fu determinata tanto dalle distruzioni dei Goti e dei Saraceni (Brindisi, distrutta, fu ricostruita) quanto dal fatto che nel Medioevo il porto, fondamentale per l'economia di Egnazia, e parte della città furono sommersi dal mare per un fenomeno di bradisismo negativo, ossia per un lento movimento della crosta terrestre dal basso verso l'alto. Il sito è ora sede di un Museo Archeologico Nazionale.

All'inizio Fasano fu solo un modesto villaggio intorno a una chiesetta dedicata al culto di S. Maria, dipendente - per concessione del normanno Goffredo, nipote di Roberto il Guiscardo, conte di Conversano, conquistata nel 1054, e "dominatore" di Monopoli, ove dimorava - dalla badia (o monastero) benedettina di S. Stefano, presso Monopoli. Fasano era allora indicato come "casale in costruzione". Un altro convento, dedicato a S. Giovanni, era proprio a Fasano, a Sud-Est delle fogge. Tra l'VIII e il X secolo sorsero gli insediamenti monastici, con chiese e villaggi rupestri abitati anche da contadini, di Lama d'Antico, S. Lorenzo, S. Giovanni e Lamalunga. L'insediamento di Lama d'Antico, in particolare, è uno dei più importanti della Puglia.

Nel 1317, papa Giovanni XXII tolse S. Stefano ai Benedettini e concesse il convento con tutte le terre, incluso il casale di Fasano, e i diritti annessi all'Ordine militare religioso degli Ospitalieri, detti anche Cavalieri Gerosolimitani (poi di Rodi, e infine di Malta), che costruirono la prima chiesa matrice. Dedicata a S. Giovanni Battista, fu ampliata e rinnovata nel 1594, aperta al culto nel 1600 e in pratica rifatta nel 1787.

Nella seconda metà del XVI secolo Fasano ebbe un rapidissimo sviluppo, perché assorbì tutta la popolazione sparsa tra il mare e le colline, tra Ostuni e Monopoli. Risale al 2 giugno 1678 l'avvenimento storico più memorabile di Fasano. Nei pressi di Torre Canne sbarcarono 400 Turchi: 100 rimasero a guardia delle imbarcazioni e 300 penetrarono in Fasano nella parte sfornita di mura. I cittadini si difesero bene, i Turchi finsero di fuggire, i Fasanesi li inseguirono e sulla spiaggia lottarono a corpo a corpo per un'ora, finché gli invasori furono costretti alla fuga.

Un altro episodio degno di nota è il rinvenimento in una grotta, in contrada Pozzo Faceto, dell'immagine della Madonna, per merito di alcuni contadini che stavano scavando un pozzo: da questo nacquero il santuario e la frazione.

Il territorio di Fasano è il più ricco di frazioni: Pezze di Greco, la più popolosa, Speziale, Montalbano, Savelletri, le più importanti. Numerose le masserie (dal latino "massa", nel senso di proprietà agricola): aziende organizzate e autonome, perché producevano, trasformavano e commerciavano i prodotti agricoli e zootecnici, ed in grado di difendersi prima dai pirati e poi dai briganti. Quelle esistenti nella provincia si possono collocare tra il 500 e il 700. Persero la loro funzione con l'abolizione della feudalità (1806) e l'esproprio dei beni degli enti ecclesiastici del 1866.

Sulla costa è la masseria Seppannibale grande, al cui interno è un tempietto indicato in una bolla del 1180 col nome di S. Pietro Veterano: le sue pareti erano un tempo completamente affrescate. Tra le masserie fortificate, notevole è la masseria Ottava grande, in cui è inserita la chiesa di S. Pietro "de Octava". Del tipo a torre fortificata con quattro bastioni angolari di forma trapezoidale, caditoie e garitte è l'imponente masseria Pettolecchia, in un bosco di ulivi secolari. Nella lama della masseria signora Cecca esiste ancor oggi un villaggio medievale abbandonato.

Fasano è dominata dalla collina della Selva (oltre che di Laureto), dai bellissimi panorami sulla campagna e sul mare; ha un bel porto come Savelletri, una stazione termale come Torre Canne, un sito archeologico come Egnazia: quanto di meglio si possa desiderare per un centro turistico di grandissima importanza, qual è da tempo, non solo per la provincia ma per l'intera regione.

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Responsabile dell’inclusione sociale e
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Dott.ssa Fernanda Prete
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