Illustrazione della grande tela
"L'Allegoria della Provincia di Brindisi"
dipinta nel 1949 da Mario Prayer (nato nel 1887)
Nell'arte l'allegoria è la rappresentazione di un concetto o di un'idea per mezzo di figure o di motivi simbolici. Nella grande tela che abbellisce la parete principale del salone di rappresentanza, Mario Prayer, che ha concepito e dipinto il quadro in età matura, ha usato numerose immagini simboliche - anche mitologiche - per celebrare la Provincia di Brindisi, e dare un'idea generale e il più possibile completa del territorio provinciale, delle sue attività e prodotti.
La donna al centro del quadro, maestosa e riccamente vestita, dal portamento solenne, personifica la Provincia, l'Ente che commissionò l'opera. È seduta ai piedi di una grande quercia, dai cui rami pendono - come frutti - gli stemmi dei suoi venti Comuni. Regge in mano lo scettro e sul grembo ha lo stemma provinciale, con un libro aperto sulle cui pagine è scritto - in latino - il nome della provincia: BRVNDVSIVM o BRVNDISIVM (i due nomi sono stati usati dagli autori latini alternativamente). Alle sue spalle sono piante di alloro, altro albero caratteristico locale: d'altronde sono proprio le foglie di quercia e di alloro ad essere racchiuse nella corona gemmata con la quale la Consulta araldica contraddistinse le province; quella corona che a completamento dello stemma è posta sullo scudo, diverso per ciascun ente.
Ai lati del quadro sono i due monumenti-simbolo di Brindisi e, di conseguenza, dell'intera provincia: la colonna romana e il Monumento nazionale al Marinaio d'Italia, l'antico e il moderno, entrambi in grado di identificarla con immediatezza. Le acque del porto sono rappresentate in modo diametralmente differente: a sinistra, sotto la colonna, sono calme, azzurre, a indicare la funzione commerciale del nostro porto, al servizio dei passeggeri e delle merci; a destra le acque sono invece agitate, e si intravede la prua di una piccola nave da guerra. Non a caso l'Artista ha qui utilizzato lo sfondo del monumento eretto nel 1933 per ricordare i marinai italiani caduti nella guerra 1915-18, con il profilo dei due cannoni puntati verso il cielo, a indicare la funzione militare del porto e il ruolo da esso svolto in particolare nelle due guerre mondiali, di cui l'ultima terminata solo quattro anni prima dell'esecuzione del quadro.
Le sette figure attorno alla donna dall'aspetto imponente simboleggiano le attività prevalenti sul territorio, e sono rappresentate nell'atto di offrire i loro prodotti o nello svolgimento del loro lavoro. La prima figura, all'estrema sinistra, mostra una tessitrice, probabilmente di Carovigno, dove esisteva ancora nel 1949 una discreta tradizione in questo settore; figura che sintetizza tutte le nostre attività artigianali, particolarmente apprezzate. Verosimilmente questo primo personaggio è anche un omaggio al Presidente della Provincia che commissionò l'opera, il dottor Antonio Perrino, nativo di Carovigno, che dal 1948 al 1961 gestì nel migliore dei modi la difficile fase della ricostruzione postbellica.
La seconda figura femminile rappresenta l'agricoltura, altro settore d'importanza fondamentale per la nostra economia, con i due prodotti più diffusi e pregiati, l'uva e le olive. In testa ha una trozzella, la tipica ànfora dei Messapi (di coloro cioè che sono considerati i fondatori della provincia perché costruirono le nostre prime città), caratterizzata dalle alte anse verticali che terminano spesso con quattro o più rotelle, a forma di carrucola, dalla cui voce latina "trochlea" deriva il suo nome; ai suoi piedi due dei vasi in cui ancora, soprattutto nelle famiglie contadine, si conservano molti prodotti agricoli, freschi o lavorati artigianalmente. Questa figura è pure, molto probabilmente, un omaggio dell'Artista alla bellezza e alla gentilezza delle donne della provincia.
La terza figura rappresenta il dio Mercurio, l'Ermes dei Greci, protettore dei commercianti e dei viaggiatori (ai suoi piedi sono la ruota e il bagaglio), a indicare le nostre attività commerciali e la funzione di collegamento di Brindisi, punto d'incontro dell'Europa occidentale con l'Oriente. I commerci e i viaggi sono in grado di produrre ricchezza, perché trasferiscono beni e competenze nei luoghi in cui possono essere meglio utilizzati, e sono quindi più apprezzati, oltre che valorizzati. Il dio ha piccole ali alle caviglie; altre due ali sporgono dal suo pètaso (copricapo usato dagli antichi viandanti Greci); ancora altre due ali sono alla sommità del caduceo, bastoncino simbolo di pace, intorno al quale sono intrecciate due serpi.
Subito dopo la donna che rappresenta la Provincia, ai suoi piedi, vi è Nettuno (il Poseidone dei Greci), fratello di Zeus e dio del mare. Ha nella destra il tridente, emblema del suo potere, e nella sinistra la cornucopia, simbolo della prosperità, con la quale dispensa alla Provincia di Brindisi le grandi ricchezze che il mare è in grado di offrire. Il pescatore che tira la rete completa la rappresentazione della pesca e dei suoi prodotti.
Le due ultime figure, quelle dei maestri d'ascia, i carpentieri specializzati nelle costruzioni navali in legno, alludono alle attività industriali - le costruzioni aeronautiche e navali - prevalenti a Brindisi nei primi decenni del secolo scorso, quando non era stata ancora realizzata l'area di sviluppo industriale con le grandi imprese del settore chimico-farmaceutico. Il maggiore stabilimento industriale di Brindisi era, nel 1949, la S.A.C.A. - Società Anonima Costruzioni Aeronavali, che occupava un migliaio di operai. Gli apprendisti di quelle maestranze altamente specializzate lavorano ora nei cantieri navali (Balsamo, Gioia, ecc.) che costruiscono e riparano imbarcazioni, e nelle società aeronautiche Fiat Avio e Agusta, che costruiscono o effettuano la manutenzione di motori e componenti di aereo.
Nel complesso, la grande tela di Mario Prayer esprime molto bene e in modo chiaro e suggestivo - con un insieme armonico di monumenti, figure, oggetti e colori - la composita realtà della provincia di Brindisi e la sua storia antichissima, a partire dai Messapi che per primi, circa tremila anni fa, edificarono le nostre città e costruirono le prime strade, ora integrate nell'ampia rete stradale provinciale.