Fasano - Rievocazione storica della vittoria contro i Turchi del 2 giugno 1678

Il fatto storico
Poche date sono registrate nella quasi millenaria storia di Fasano, ma, di esse, una è quasi un monumento sacro al coraggio e al valore dei Padri: il 2 giugno 1678, giorno in cui, dopo anni o secoli di scorrerie turchesche subite in paziente rassegnazione, i Fasanesi sconfissero definitivamente i turchi in una battaglia campale sotto le mura della Città.
La pirateria barbaresca fu assai attiva nel secolo XVII contro i paesi pugliesi, specie dopo il 1679, anno in cui Venezia abbandonò l'isola di Candia. Le scorrerie sulla Costa fasanese, in quest' epoca, non si contano, forse anche perché Fasano è territorio dei Cavalieri di Malta. Nel 1670 il sindaco di Fasano, Giuseppe Brandi, viene fatto prigioniero e reso schiavo dai Turchi che assediavano la Città di. Fasano, allora reagisce e si prepara a difesa sotto la guida degli ufficiali del Balì. L'episodio è così riportato nella lapide che fu apposta, a ricordo, sulle mura di Fasano (ne diamo la traduzione dal latino fatta da G. Sampietro):
«Chiunque tu sia cittadino, viandante, straniero, ferma il passo! Guarda il mirabile e marziale evento, che, se con freddo pennello tu vedi ora dipinto, considera che fu da caldo sangue dei Turchi bagnato. Quattrocento musulmani, collegatisi in un intento, salpando da S. Maria a Lepanto in cinque barcacce da pirati, inaspettatamente approdarono in questi nostri lidi, vicino ai Fiumi, il giorno due del sesto mese, anno 1678. Cento di essi restarono a guardia delle barche, gli altri trecento discesero alla spiaggia, e tra il silenzio della notte, al chiarore della luna, penetrarono in Fasano, ove il nuovo borgo era sfornito di muraglia, ed invasero il borgo non solo, e la piazza maggiore, ma pure la Vecchia Terra.
La pirateria barbaresca fu assai attiva nel secolo XVII contro i paesi pugliesi, specie dopo il 1679, anno in cui Venezia abbandonò l'isola di Candia. Le scorrerie sulla Costa fasanese, in quest' epoca, non si contano, forse anche perché Fasano è territorio dei Cavalieri di Malta. Nel 1670 il sindaco di Fasano, Giuseppe Brandi, viene fatto prigioniero e reso schiavo dai Turchi che assediavano la Città di. Fasano, allora reagisce e si prepara a difesa sotto la guida degli ufficiali del Balì. L'episodio è così riportato nella lapide che fu apposta, a ricordo, sulle mura di Fasano (ne diamo la traduzione dal latino fatta da G. Sampietro):
«Chiunque tu sia cittadino, viandante, straniero, ferma il passo! Guarda il mirabile e marziale evento, che, se con freddo pennello tu vedi ora dipinto, considera che fu da caldo sangue dei Turchi bagnato. Quattrocento musulmani, collegatisi in un intento, salpando da S. Maria a Lepanto in cinque barcacce da pirati, inaspettatamente approdarono in questi nostri lidi, vicino ai Fiumi, il giorno due del sesto mese, anno 1678. Cento di essi restarono a guardia delle barche, gli altri trecento discesero alla spiaggia, e tra il silenzio della notte, al chiarore della luna, penetrarono in Fasano, ove il nuovo borgo era sfornito di muraglia, ed invasero il borgo non solo, e la piazza maggiore, ma pure la Vecchia Terra.
Dall'infrangersi delle porte, dagli ululi di quegli africani, dal fragore delle armi, i cittadini, scossi dal sonno, e rianimatisi alla difesa, si batterono dai tetti delle case, dalle finestre, altri con gli schioppi, altri con pietre.
Fingendo i Turchi di fuggire, i cittadini li inseguirono nella sottoposta vallata, ove per un'intera ora, a corpo a corpo, incerti nell'esito, lottarono, finché caduti ventuno di quegli infedeli morti per terra, e feriti molti altri, si ,abbandonarono a precipitosa fuga, riparandosi alle barche.
Più che al proprio valore, i cittadini attribuirono la loro vittoria all'aiuto possente della Vergine SS. Immacolata e dei Titolari della Terra, S. Giovanni Battista e Santo Stefano. Balio di Santo Stefano era in quell'anno Fra Giovanni Battista Brancaccio, prima Generale delle artiglierie del Regno; di poi, allora, Generale supremo dell'intero esercito. Suo Luogotenente qui, nel Baliaggio, il Commendatore Era Silvio Zurla, di Crema, cavaliere valoroso e vigilante, che, prevedendo l'aggressione, addestrò i cittadini alle armi, e li diresse.
Fingendo i Turchi di fuggire, i cittadini li inseguirono nella sottoposta vallata, ove per un'intera ora, a corpo a corpo, incerti nell'esito, lottarono, finché caduti ventuno di quegli infedeli morti per terra, e feriti molti altri, si ,abbandonarono a precipitosa fuga, riparandosi alle barche.
Più che al proprio valore, i cittadini attribuirono la loro vittoria all'aiuto possente della Vergine SS. Immacolata e dei Titolari della Terra, S. Giovanni Battista e Santo Stefano. Balio di Santo Stefano era in quell'anno Fra Giovanni Battista Brancaccio, prima Generale delle artiglierie del Regno; di poi, allora, Generale supremo dell'intero esercito. Suo Luogotenente qui, nel Baliaggio, il Commendatore Era Silvio Zurla, di Crema, cavaliere valoroso e vigilante, che, prevedendo l'aggressione, addestrò i cittadini alle armi, e li diresse.
Affinché il fatto glorioso si trasmettesse alla posterità nel dicembre di quell'istesso anno, ne fu apposta la lapide».
La tradizione
La Scamiciata viene riproposta secondo lo schema tradizionale ricostruito attraverso le fonti storiche dei Cabrei, del Sampietro e della tradizione orale.
I tre momenti in cui si svolge la manifestazione vedono coinvolti i centri di Pozzo Faceto, dove si trova il santuario della Protettrice di Fasano; Pezze di Greco, che insiste sull'antica via che da Fasano porta al santuario, e Fasano centro.
La Scamiciata ha inizio con il pellegrinaggio in costume al santuario di Pozzo Faceto dove, con una suggestiva cerimonia religiosa, vengono benedetti I labari di Santo Stefano, San Giovanni e della Madonna di Pozzo Faceto, Patroni della terra di Fasano. Segue un canto di supplica affinché la Vergine protegga la comunità.
Dopo una breve sosta in piazza del Miracolo il corteo rientra in Fasano attraversando Pezze di Greco. I celebri Cortei Storici delle città ospiti aprono il Corteo Storico de "La Scamiciata".
Precede il Corteo il banditore, che, con le parole poste sulla lapide del 1678 di via del Balì, ricorda la battaglia ed il valore dei fasanesi i quali con "l'aiuto possente dei Titolari della Terra" riuscirono, nonostante fossero stati colti di sorpresa ed impreparati alla difesa, a sconfiggere gli invasori, ed invita il popolo alle solenni celebrazioni per ricordare il valore dei Padri.
Segue la drammatizzazione della battaglia tra i fasanesi ed i turchi: la rabbia dei vinti e l'esultanza dei vincitori affascinano lo spettatore, che si vede coinvolto continuamente nella rappresentazione del dramma attraverso l'intero percorso del corteo.
II suono delle chiarine, il rullo dei tamburi, lo sventolio delle bandiere, sottolineano l'inizio della grande Festa: Fasano può rivivere il più importante momento di storia patria; orgogliosa, celebra la sua vittoria.
Sfilano lo stendardo dell'Universitas e la dama con le chiavi della Città, i dignitari, i rappresentanti famiglie nobili con i propri stemmi; ,
I tre momenti in cui si svolge la manifestazione vedono coinvolti i centri di Pozzo Faceto, dove si trova il santuario della Protettrice di Fasano; Pezze di Greco, che insiste sull'antica via che da Fasano porta al santuario, e Fasano centro.
La Scamiciata ha inizio con il pellegrinaggio in costume al santuario di Pozzo Faceto dove, con una suggestiva cerimonia religiosa, vengono benedetti I labari di Santo Stefano, San Giovanni e della Madonna di Pozzo Faceto, Patroni della terra di Fasano. Segue un canto di supplica affinché la Vergine protegga la comunità.
Dopo una breve sosta in piazza del Miracolo il corteo rientra in Fasano attraversando Pezze di Greco. I celebri Cortei Storici delle città ospiti aprono il Corteo Storico de "La Scamiciata".
Precede il Corteo il banditore, che, con le parole poste sulla lapide del 1678 di via del Balì, ricorda la battaglia ed il valore dei fasanesi i quali con "l'aiuto possente dei Titolari della Terra" riuscirono, nonostante fossero stati colti di sorpresa ed impreparati alla difesa, a sconfiggere gli invasori, ed invita il popolo alle solenni celebrazioni per ricordare il valore dei Padri.
Segue la drammatizzazione della battaglia tra i fasanesi ed i turchi: la rabbia dei vinti e l'esultanza dei vincitori affascinano lo spettatore, che si vede coinvolto continuamente nella rappresentazione del dramma attraverso l'intero percorso del corteo.
II suono delle chiarine, il rullo dei tamburi, lo sventolio delle bandiere, sottolineano l'inizio della grande Festa: Fasano può rivivere il più importante momento di storia patria; orgogliosa, celebra la sua vittoria.
Sfilano lo stendardo dell'Universitas e la dama con le chiavi della Città, i dignitari, i rappresentanti famiglie nobili con i propri stemmi; ,
la bandiera del Baliaggio di Santo Stefano precede la carrozza del luogotenente Fra' Zurlo da Crema, accompagnato dal sindaco Pompeo Mignozza; la bandiera del Balì di Malta fra' Brancaccio precede la sua carrozza; segue il popolo in festa, interpretato da giovani fasanesi e gruppi folcloristici.
II capo dei turchi viene scortato da armigeri e precede gli "scamiciati", i fasanesi che vinsero la battaglia, i quali, gioendo del fortunato esito, tra canti e balli della tradizione pugliese e napoletana, circondano il carro che ricorda il trionfo, una grande barca su cui gli "scamiciati" issano i labari dei Santi Patroni: Nostra Signora di Pozzo Faceto, San Giovanni Battista, Santo Stefano Protomartire.