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Le strade di Brindisi

Palazzo Granafei
Palazzo Granafei-Nervegna
(metà sec. XVI) in via Duomo
(Foto coll. Nolasco)

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  L'isolato romano, con il tratto di cardine lungo 55 metri, visibile sotto il nuovo teatro comunale, fu cancellato dopo il terremoto del 1456, in occasione del rifacimento dell'area operato dagli immigrati greci, slavi e albanesi, che costruirono le loro case intorno alla chiesa di San Pietro, da loro detta degli Schiavoni. Un secolo dopo di fronte al quartiere, in via Duomo, fu costruito il più bel palazzo rinascimentale di Brindisi: Granafei-Nervegna. Sotto la cornice marcapiano (divide il pianoterra dal primo piano) si leggono in latino quattro aforismi: "Il saggio costruisce la casa mentre lo sciocco la distrugge - A che serve allo stolto possedere ricchezze dal momento che non può comprare la saggezza ? - Chi risponde prima di ascoltare dimostra di essere sciocco e confusionario - Ricorda di non oziare se non vuoi soffrire la povertà". Un altro aforisma è inciso in greco su una lamina d'oro del V sec. a. C. conservata nel nostro Museo: Sciocco è chi con mezzi inadeguati vuol combattere uno più forte di lui".

 San Pietro degli Schiavoni - Scuole Pie

 Scorcio del rione San Pietro degli Schiavoni
e, a destra, un lato del nuovo teatro comunale
(Foto coll. Nolasco)

Alla fine del 600 il clima di Brindisi era buono, come dimostrava l'aspetto florido degli abitanti e il loro temperamento "sano, gagliardo, vivace, spiritoso e capace di apprendere" (A. Della Monaca). Vi erano però grandi piogge estive che creavano stagni: la situazione era aggravata dal canale-palude in cui si era trasformata nei secoli l'insenatura che tagliava in due la città, della quale parlò Strabone.

Fu Ferdinando IV di Borbone a far eliminare il canale in cui scorrevano - ma spesso s'impantanavano - le acque di rifiuto delle abitazioni e dei laboratori (di tintoria e conceria soprattutto, che si trovavano in via Giudea), unite a quelle piovane, che ammorbavano l'aria soprattutto in estate. A giudicare dall'accurata mappa eseguita dagli Spagnoli nel 1739, il canale doveva partire da via Schiena, dove raccoglieva le acque provenienti dalla via Lata, attraversava l'inizio di corso Roma e, prima del palazzo Barnaba (sorto nel 1895), confluiva nei corsi Umberto e Garibaldi e nel primo tratto di via del Mare; alle spalle della Stazione Marittima versava le sue acque nel porto.

 Corso Garibaldi
Corso Garibaldi
(Foto coll. Nolasco)

Nell'aprile 1797 il canale-palude divenne la strada Carolina (in onore della moglie austriaca di Ferdinando), che dal 7 giugno 1882 cambiò nome per essere intitolata a Garibaldi, morto quell'anno. Nel 1905 la strada fu prolungata fino alla chiesa dell'Addolorata: era il tratto che nel 1931 sarebbe stato chiamato corso Roma.

Al 1871 risalgono invece i lavori per la costruzione del corso Umberto, voluto per agevolare il transito dei passeggeri della "Valigia delle Indie", la linea ferroviaria e marittima che univa Londra e Parigi a Bombay e Calcutta. La "Valigia" fece scalo a Brindisi dal 1870 al 1914 e contribuì molto a svecchiare la città, che assunse un aspetto decisamente moderno dopo la guerra 1915-18 con la riqualificazione del centro storico, e dopo l'ultima guerra con il grande sviluppo dei quartieri periferici.

 Rielaborazione di un particolare della mappa spagnola del 1739
Rielaborazione di un particolare della mappa spagnola del 1739

 

Le mura di cui la città era provvista dalla parte di mare, che includevano Porta Reale, torrette e propugnacoli, costruite dagli Aragonesi tra il 1465 e il 1474 per difendere la città dai Turchi, furono demolite solo dopo il 1864. Fino al primo trentennio dell'800 la passeggiata sul lungomare non era salubre: in una deliberazione municipale del 1828 è detto che la passeggiata "amena" lungo le mura non era possibile, per l'aria irrespirabile causata dalle immondizie e dai cadaveri che i cittadini continuavano a voler deporre nelle cripte delle chiese, ormai colme, nonostante che fosse già stato costruito il camposanto. Quando le mura furono demolite, la breve strada che prima della costruzione della Banca d'Italia (e dell'edificio ad essa affiancato) doveva essere esposta direttamente alla vista del mare, fu chiamata - si presume per le condizioni ambientali notevolmente mutate - Amena.

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